Migranti, sbarchi e inchieste sulle ONG

Anche questa storia rivela che se vogliamo sapere qualcosa di quello che ci accade intorno, i giornali, le televisioni, non sono più adeguati allo scopo. Le notizie al riguardo ci sono giunte prima di tutto dal post di un blogger su YouTube (L.Donadel), in cui si dimostrava in maniera inconfutabile che la narrazione fornita fino ad allora dai media su questa tragedia era falsa.

donadel

I mezzi di informazione ufficiali erano adagiati sul racconto che i profughi venissero raccolti in mezzo al Canale di Sicilia o in prossimità delle nostre acque territoriali e traghettati in Italia; d’improvviso, l’intervento di questo blogger ha scompanginato la favoletta raccontata fino a quel momento.

La recente inchiesta giudiziaria del Procuratore Zuccaro, giunta alle cronache, ha corroborato definitivamente notizie che sapevamo già dal blogger. A quel punto tutti i media si sono adeguati a quel racconto con  disinvoltura e naturalezza, abbandonando di botto la versione camomilla fornita fino al giorno prima.

Ha un bel dire il Presidente della Camera sulla necessità della guerra alle fakenews circolanti in rete, proponendo forme censorie o comunque regolamentative. La rete con questo tipo di informazione del mainstream media, rappresenta l’unica àncora di salvezza per il cittadino che voglia capire cosa sta realmente accadendo attorno a noi. Certamente in rete circola anche molta spazzatura: in essa trovano sfogo interventi  livorosi, pieni di frustrazione, di odio, di intolleranza verso il prossimo. Ma sono aspetti comunque esistenti nel nostro mondo che spesso vengono limitati dalla rete stessa. Già esistono gli strumenti per rintuzzare le manifestazioni più odiose e lesive. Per il resto, la reputazione di ciascuno di noi in rete è la stessa rete a dercela, sulla base delle nostre dichiarazioni, tramite la condivisione e l’approvazione o viceversa bannandoci. A meno chè non si creda all’ipotesi di vivere in un mondo di imbecilli così cara a certi intellettuali.

ben peggiore quando la fakenews o l’obliazione delle notizie viene esercitata da organi di informazione ufficiali cui viene attribuito credito di veridicità. Non è così! Talvolta i giornali  mentono! raccontano una versione delle cose funzionale agli interessi di alcuni e non necessariamente corrispondente a verità. Notizie false che se smentite da prove, spesso non vengono rettificate dai giornali medesimi. Si pretende di imporre una narrazione lesiva per chi ne è oggetto e per chi ne può subire l’influenza. Siamo sottoposti alla propaganda che ci vuole raccontare il mondo in maniera diversa da come in realtà è. Il mondo che serve.

I giornali,  le televisioni hanno il fiato corto. Se un tempo da padroni indisturbati del campo riuscivano a controllare le masse e a guidarne le scelte, oggi sono al palo. La gente sempre più spesso, mai abbastanza in fretta, si accorge che non è tutto vero quello che viene propinato anzi, si ribella, lo rifiuta. La società di massa a gestione verticistica, cui gran contributo è stato dato dall’organizzazione dell’informazione, sta finendo. Lo si è avvertito nelle parole di sgomento di Giovanna Botteri quando rivela  che, nonostante il bombardamento mediatico in America era accaduto quello che non credevano sarebbe mai accaduto: l’elezione di Donald Trump.

Ovviamente non è detto che sia il paradiso in arrivo. Nuove armi si affinano da parte delle èlite che hanno il potere in mano. La politica, cessa di rappresentarsi come portatrice di grandi tensioni filosofiche e ideali (?), si ripresenta proponendo  immagini buone per l’occasione, testimonial da avanspettacolo disposti a raccontare la storia che al momento va di più, pur di rimanere nella stanza dei bottoni.

Vedremo (abbiamo già visto) capi politici proporre l’inverosimile salvo poi rinnegarlo e disconoscerlo un attimo dopo. Ma non solo, essi si esibiranno con maniere sempre più pirotecniche, roboanti, antisistema per conquistare l’attenzione. Con Trump stiamo assistendo a questo. Si sfrutta l’eccentricità talora inquietante dei personaggi, perchè si è scoperto che masse di elettori, la avvertono come elemento distintivo dalle caste di potere dai modi affettàti, cultrici del politicamente corretto…. e lo premiano. Questo è un fenomeno di accompagnamento della crisi economica, la sfiducia nelle classi dirigenti  porta a cercare di  liberarsi di esse in qualunque maniera, approvando stili e ricette opposti ad esse.

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STATO D’EMERGENZA

Da oltre un anno il Paese era flagellato da una nuova epidemia. Era iniziata in Cina e presto aveva fatto il giro del mondo. Gli ordini del governo si susseguivano, imponendo restrizioni di movimento, permanenza coatta nel domicilio, utilizzo di mascherine davanti alla bocca e al naso per contenere l’emissione di germi. Il Paese stava registrando il peggiore indice di mortalità del mondo.

Le uniche persone con discreta libertà di movimento erano le forze di sicurezza e il personale sanitario. Le televisioni trasmettevano ogni momento notizie sul comportamento eroico di questi ultimi organizzando eventi nei quali celebravano il loro lavoro. Tutte le cure adottate o funzionavano poco e male o venivano bloccate dal parere avverso dei comitati di vigilanza sul farmaco in quanto pericolose. La soluzione preferita e più praticata nelle strutture sanitarie era l’intubazione precoce dei pazienti per scongiurare crisi respiratorie fatali. Nonostante questo, il tasso di mortalità registrato era il più alto del mondo.

Ben presto qualcuno disse che l’unica via d’uscita sarebbe stata una nuova cura, un vaccino che ancora non esisteva e che avrebbe risolto tutti i problemi. Dopo circa un anno i notiziari celebrarono la scoperta di questa nuova cura, una cura mai esistita prima d’ora, che avrebbe garantito l’immunità dalla malattia a chi vi si fosse sottoposto. Una cura mai tentata sull’uomo per combattere una malattia infettiva.

Tutti gli sforzi del Paese furono diretti per distribuire questo nuovo vaccino, diverso dagli altri, nel più breve tempo possibile. Vista la scarsità di fiale prodotte, si stabilì una scala cronologica dei soggetti con priorità di somministrazione. I primi a fruire di questa cura furono i soggetti debilitati, con problemi di salute e i più anziani. Assieme a loro tutto il personale sanitario per il delicato compito da svolgere. Probabilmente in conseguenza della tiepida adesione dei sanitari all’iniziativa, dopo qualche tempo questa opportunità venne trasformata in obbligo inderogabile. Tutto il personale esercente le professioni sanitarie era tenuto a sottoporsi alla vaccinazione. La conseguenza per chi si rifiutava era la sospensione dal servizio.

Ben presto la produzione aumentò e la quantità di fiale prodotte furono sufficienti per vaccinare tutta la popolazione. Si istituirono dei grandi centri di dispensazione dove si organizzavano speciali eventi nei quali si vaccinava un elevato numero di persone. La gente si ammassava presso questi centri vaccinali e i sanitari lavoravano a pieno ritmo per tutto il giorno al fine di smaltire la massa di persone. Con questa esplosione di inoculi, qualcuno cominciò ad osservare che aumentavano i casi di persone che stavano male e che presentavano problemi o a poche ore dall’inoculo o nei giorni successivi. Talvolta si registrarono esiti fatali di soggetti vaccinati da poche ore.

Subito un comitato di esperti nominato dal governo andò in televisione per comunicare che non esisteva alcun nesso fra i decessi delle persone e il vaccino inoculato. I giornali fecero eco in coro, sostenendo che spesso i pazienti non avevano dichiarato malattie preesistenti e che quelle erano la vera causa dell’esito fatale. Giornali e televisioni cominciarono ad organizzare talkshow nei quali chi esibiva dubbi sulla sicurezza del vaccino o non voleva sottoporsi ad esso, inquadrato in un criterio morale, veniva ascritto nei peggiori dei termini come :abietto, traditore, causa di intasamento degli ospedali, opportunista, vigliacco, untore, pericoloso diffusore di germi, causa di morte sua e del suo prossimo. Dopo il linciaggio morale in cui i pochi cittadini renitenti a subire questa cura sperimentale venero sottoposti, seguirono le discriminazioni sociali.

Si impose uno speciale tesserino con il quale chi era vaccinato poteva circolare liberamente, mentre chi non era vaccinato doveva sottoporsi a controlli periodici ogni 48 ore che attestassero l’assenza del contagio.

A questo seguirono ripercussioni sulla vita lavorativa; fin da subito le persone che avevano una occupazione sanitaria, nelle forze dell’ordine o lavoravano nella scuola, vennero sospese dal servizio senza possibilità di sostentamento. Successivamente si impose a tutti i non vaccinati il divieto di salire sull’autobus, prendere un caffè al bar, consumare un pranzo in una tavola calda, entrare in mensa nei luoghi di lavoro.

Il bombardamenti mediatico volto a criminalizzare e discriminare i cittadini che non avevano aderito alla vaccinazione continuò e aumentò. In alcuni casi si registrarono aggressioni per le strade e nei luoghi di lavoro. Negli ospedali alcuni sanitari sostenitori del vaccino promettevano trattamenti punitivi e fatali ai non vaccinati che malauguratamente fossero stati ricoverati nei loro reparti. I medici di famiglia si rifiutavano di curare i loro assistiti non vaccinati. Spesso si rendevano semplicemente irreperibili.

Nonostante l’alto numero di vaccinazioni i contagi aumentarono ma tutto questo era attribuito ai non vaccinati che pur essendo ormai in numero esiguo trasmettevano il contagio. I notiziari omettevano le statistiche nelle quali era evidente che anche fra i vaccinati vi era un alto numero di ricoveri e di malattia con esito grave e talvolta fatale, Gli esperti del comitato tecnico nominato dal Governo avevano sostenuto che col vaccino non ci sarebbe più stata malattia adesso sostenevano che la malattia sarebbe stata in forma leggera e che comunque il vaccino riduceva le possibilità di contagiarsi. Ma i casi di soggetti anziani o fragili che pur essendo vaccinati si ammalavano e morivano crebbero costantemente. Il vaccino nonostante le assicurazioni degli esperti del comitati tecnico nominato dal governo, non funzionava completamente.

Assieme a questo si rilevò che molte persone che avevano avuto effetti avversi dal vaccino, a distanza di mesi continuavano a stare male e la loro situazione non migliorava, molti lamentavano strani sintomi ai nervi, avvertivano sensazioni dolorose in tutto il corpo. Qualcuno parlava addirittura di una sensazione di bruciore interno. Le loro segnalazioni vennero fatte passare sotto silenzio e derubricate a mitomania o casi psichiatrici.

Poi i medici dello sport cominciarono a registrare un aumento considerevole del numero di giovani atleti con problemi cardiaci. Molti di loro, risultati sani ai precedenti controlli morivano improvvisamente durante le competizioni. Qualcuno veniva trovato esanime nella sua stanza al mattino dai genitori, oppure si accasciava per strada all’improvviso. Aumentarono notevolmente i casi di individui adulti, fino ad allora senza problemi di salute, che morivano per un malore improvviso o per un arresto cardiaco.

Queste notizie passarono sotto silenzio e furono addotte le solite motivazioni da parte degli esperti del comitato tecnico nominato dal Governo. Si stentava sempre a trovare una correlazione fra questi eventi e questa nuova cura introdotta così massicciamente nella popolazione del Paese, mentre, nel frattempo i contagi proseguirono.

Alcuni sanitari in contrasto con le direttive governative, cominciarono a proporre strategie diverse per affrontare l’epidemia. Qualcuno propose una cura utilizzando il plasma di pazienti guariti e portò la documentazione dell’efficacia del metodo anche in situazioni critiche. Quell’approccio terapeutico, che mesi dopo verrà confortato da una ricerca indipendente americana, a chi la propose provocò l’esautoramento dai suoi incarichi ospedalieri, l’allontanamento come indesiderato, la ghettizzazione sociale e professionale, il linciaggio giornalistico con esposizione alla gogna mediatica e l’isolamento che esitò nella morte dello sventurato scopritore della cura, presto derubricato come suicidio.

Altri cominciarono a rilevare come l’utilizzo di farmaci antiinfiammatori non steroidei abbinati ad antiaggreganti e integratori naturali, utilizzati nelle prime fasi della malattia portassero ad una rapida guarigione. Nei casi già avanzati, quando la malattia si faceva più grave, si passava al cortisone, antibiotici ad ampio spettro e anticoagulanti. Questa cura si dimostrava efficace nella maggior parte dei casi.

Chi propose queste cure fu minacciato di sospensione, additato come improvvisatore di cure inefficaci, spacciatore di stregonerie truffaldine. Si istituirono comitati con l’ausilio di legali per tutelare la loro onorabilità e il loro lavoro. Nonostante la pressione mediatica e le minacce quei sanitari continuarono il percorso intrapreso. Ben presto molte persone ammalate si rivolsero a loro non trovando altri interlocutori disposti ad assisterli.

A queste associazioni di medici volontari che approntarono queste cure si rivolsero in molti anche fra i vaccinati e nessuna discriminazione venne fatta questa volta fra i pazienti. Lentamente si riuscì a rilevare che con queste cure le ospedalizzazioni si riducevano praticamente a zero. Alla fine da parte del Ministero venne concessa la possibilità per i medici che avessero voluto curare i loro pazienti con terapie differenti dal rigido protocollo previsto che da obbligatorio diventava un semplice “suggerimento”.

A primavera inoltrata le case farmaceutiche iniziarono a distribuire nuovi farmaci molto potenti e mirati ma anche molto costosi che diventarono per il Ministero l’elemento di punta per la lotta al morbo in assenza di vaccinazione o quando questa era inefficace.

Con l’approssimarsi dell’estate i contagi diminuirono e le restrizioni sociali si ridussero, ma la prospettiva di una nuova ondata tenne allertati i comitati di controllo istituiti dal Governo e il clima di tensione e di controllo sociale continuarono a farsi percepire. L’attesa di nuove chiusure e restrizioni divenne una consuetudine.

Molti ormai abituati alle mascherine protettive, nonostante la soppressione dei divieti, non se le tolsero più anche quando l’obbligo venne meno. La popolazione ormai era stata addestrata al nuovo clima socio-sanitario, era rassicurata da esso, ci si trovava bene e non sarebbe più tornata indietro.

Lo Stato non avrebbe più avuto bisogno di emettere ordini e divieti, ormai ci pensavano i cittadini ad autolimitarsi e vietarsi da soli gli ultimi scampoli di libertà che rimanevano. Li potevi vedere tutti i giorni sulla tangenziale, recarsi incolonnati in lunghe file di automobili con le mascherine ffp2 calate sul volto mentre guidavano, soli dentro l’abitacolo, per recarsi al centro vaccinale più vicino.

Finalmente eravamo liberi.

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Hell’s Kitchen parte due…

Spettacolo pirotecnico di inusitata portata ci viene offerto in queste ore da due soggetti femmina (sperando di non urtare i genderfree) del web politicamente corretto, progressista, globalista, gayfriendly e ovviamente proimmigrazionista.

Nel corso di una permanenza in Sicilia, hanno apostrofato la vil plebe canaglia incappata nel loro cammino, di scarso spirito di inziativa, eloquio annoiante, fannulloneria traghettata dal divano (quello del reddito di cittadinanza per intenderci) al posto di lavoro.

Nulla di nuovo se si considera che sono soggetti mediati dalla sinistra 2.0 di Renziana ideazione. Si coglie comunque un aspetto quasi educativo nell’intento di queste signore impegnate a vario titolo nella comunicazione social.

Il desiderio di imprimere una declinazione di rapporti sociali fra un ceto dirigente o presunto tale e le classi subalterne. Una sorta di campo di rieducazione all’aperto in stile consumista dove il subalterno, che possiamo ormai a pieno titolo chiamare “inferiore” (cit.Ugo Fantozzi), deve subire la lezioncina e la reprimenda del capo di turno. Sovviene come spontanea la contiguità con certe trasmissioni televisive: quelle delle scuole di alta cucina (cuochi ricchi e di successo altrimenti detti chef).

La funzione “allenante” di queste trasmissioni dirette alla vile plebaglia è proprio questa: eventi in cui famosi chef sfogano il loro sadismo verso un manipolo di aspiranti future stelle della cucina. Queste promesse del tegame non potranno mai competere con la magnificenza dei loro giudici-aguzzini se non a prezzo di un lungo trail allenante per il carattere e per la sottomissione. L’analogia con l’addestramento delle reclute dei corpi speciali è evidente. Per questo “loro” vengono umiliati sotto i riflettori quotidianamente nel corso della trasmissione e i loro aguzzini li sovrastano dall’alto della loro magnificenza. Così parimenti le due “giornaliste” progressiste, smessi i panni della supremazia intellettuale, si rifanno col bullismo da reality show in cucina.

E’ un percorso educativo entro il quale, mediante questi programmi e questi imput social, vengono allenate le plebi alla ginnastica d’obbedienza in questo meraviglioso mondo globalista, immigrazionista, genderfree. Dove non importa cosa sei; ma se hai i soldi, sei quello che comanda e spadroneggia sugli altri senza alcun limite. Per tutti gli altri quindi, sono lavori a chiamata, mazzate durante i picchetti per un lavoro dignitoso e incidenti sul lavoro dei quali, retorica piagnona a parte, non frega niente a nessuno; tanto le “vittime” non contano un cazzo. E vergognarsi poi e chiedere perdono anche per non aver fatto nulla, ma mettersi in ginocchio lo stesso, adesso che è diventato praticamente una prassi per l’accettazione sociale e poi diciamolo…sotto sotto un po’ omofobi, razzisti e sessisti lo siamo tutti, compresi voi che lo negate. Ci vediamo il 25 aprile per festeggiare la liberazione dal giogo della tirannia. Benvenuti nel bellissimo regno di Oz.

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Bonapartismo e Democrazia

Ecco, provate a pensare nel 1890, in piene campagne Coloniali, durante il governo Crispi, se a qualcuno fosse venuto in mente di evocare i pericoli di un ritorno del Bonapartismo, il rischio di una nuova rivoluzione francese e il ritorno di un “granduomo” che avrebbe incendiato un’altra volta l’Europa sugli ideali della ragione pura, della libertà, dell’uguaglianza e della fraternità sulle strofe della Marsigliese – Lo avrebbero sicuramente internato in qualche struttura per alienati mentali.

Ecco, questo a mio parere è un pò quello che sta accadendo in queste ore sulla polemica, sterile e insulsa sul rifiuto di una casa editrice di destra al Salone del libro di Torino. Questo quello che viene evocato: la possibilità (non remota, impossibile!) di un ritorno di labari, marciatori su Roma, uomini del destino.

Questo generale stato allucinatorio è quello che sta nutrendo il vuoto mentale della scena politica che alberga in questa logora società che vive di emozioni e in mancanza d’altro le evoca immaginando onirici viaggi nel tempo e ritorni al passato.

Qualcuno potrà obiettare che invece i problemi reali esistono nella periferia romana di Casal Bruciato, e quelli sono i prodromi di una rinascita delle tristemente note squadracce.

Non è così per due ragioni:

la prima è che manca una generazione della guerra, mancano i legionari fiumani, mancano i manipoli (e per fortuna aggiungo). Le bande di crani rasati in bomber sono troppo prese a contemplarsi bicipiti e tatuaggi, persi anche loro nella atomizzazione individuale della società dell’immagine e dei consumi, che riducono l’individuo a perduta monade, per poter arrivare a uno sforzo collettivo, una forte idea d’insieme, di popolo, che era proprio di un modello culturale di altri tempi: la volontà di potenza.

La seconda è che manca la fame; quella vera. Manca il bisogno urente per masse di disperati di cambiare lo stato delle cose. Le cose vanno male ma complessivamente si sopravvive: sussidi, piccoli lavoretti in nero, qualche traffico, rovistare fra gli scarti delle società dei consumi che di scarti ne produce sempre molti. Manca la “grande proletaria” che s’è messa in moto nel 1917  dopo molti sussulti europei nei decenni precedenti, manca il terrore sacro dei padroni delle ferriere in cilindro e doppiopetto, quelli che andavano a omaggiare sovrani e principi. Manca un mondo dove si credeva che il re comunque avesse un diritto divino alla superiorità sugli altri uomini.

Per carità, gli agitatori di CasaPound esistono. Ma quelli che residuano sono reduci di un’idea che è morta col suo ideatore e che comunque oggi per forza di cose, pur ispirati da quei tempi, hanno comunque un’altra idea. Quelle condizioni, quelle circostanze non potranno più verificarsi nella misura in cui non potrà più riproporsi una circostanza come quella del 1919.

Il loro concetto di ordine e disciplina, di stato corporativo, di fascismo 2.0 se vogliamo chiamarlo così, non può uscire dall’alveo obbligatorio che costringe comunque di dare spazi di agibilità alle opposizioni.

 

 

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Sanremo: i Giornalisti e “il Volo”

ma quei giornalisti che nella Sala Stampa del Festival di Sanremo hanno bullizzato i ragazzi del Volo con sbraiti da osteria a mò di alcolizzati ultimo stadio, non si fanno un pò schifo? Questo è il livello che ha raggiunto “l’informazione” (in effetti una parola grossa) nel nostro Paese? Sinceramente credo che se quello è il livello, è bene che  Stampa e “informazione giornalistica” debbano essere abolite e quei signori che lavorano per essa debbano essere mandati a far altro: ponteggiatori nei cantieri, impastatori di cemento, raccoglitori di robivecchi, coltivatori diretti, pastori transumanti, pescivendoli. credo che la loro “social mission” ne trarrebbe sicuro beneficio. Di sicuro farebbero meno danno e imparerebbero qualcosa, se non altro che ci si può guadagnare il pane anche con un lavoro onesto e utile. Sono delle merde!

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cannabis light: parere del CSS

cssrelazione cannabis light

Questo per dire che GLI ELEMENTI su cui il CSS ha ragionato per decidere sulla pericolosità della Cannabis light  sono basati ESCLUSIVAMENTE su studi fatti sulla Cannabis terapeutica (a elevato dosaggio di THC). Perchè? Perchè nessuno ancora ha avuto tempi, modi (e necessità poichè non è terapeutica) di studiare l’impatto e gli effetti sul corpo umano della Cannabis light (a tenore di THC<=0,2%).

Come dire: per dare un parere sul moscato prendiamo spunto dagli studi fatti su assunzione, biodisponibilità, concentrazione plasmatica, effetti cerebrali ed epatici dati dall’assunzione di superalcolici e alcol puro.

Certo, è pur vero che se ti bevi una botte di moscato poi i danni ci sono, ma questo vale anche per l’acqua.

Rammentiamo che fra i relatori del documento figura Silvio Garattini, per il quale la posizione contraria al riguardo (preesistente) non ha certo avuto bisogno di essere confortata da prove scientifiche.

A questo punto sorge spontanea la domanda sul perchè il governo (Renzi) nel 2016 abbia licenziato una legge e abbia atteso due anni per chiedere un parere scientifico (Febbraio 2018). Nel frattempo, come è ovvio, si è attivata una filiera economico produttiva dalle prospettive promettenti che rischia, per una battuta d’arresto, di mettere sul lastrico migliaia di persone.

Che sia una bomba di merda messa lì apposta per il Governo che sarebbe arrivato da lì a poco?

…a pensar male…

 

 

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